Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 23252 del 1 giugno 2016

ECLI:IT:CASS:2016:23252PEN

Massima

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Il giudizio di pericolosità sociale ai fini dell'applicazione di una misura di prevenzione personale può essere fondato su elementi fattuali diversi e più ampi rispetto a quelli necessari per l'integrazione del reato di partecipazione o concorso esterno in associazione mafiosa, atteso che il concetto di "appartenenza" all'associazione mafiosa, rilevante ai fini delle misure di prevenzione, è comprensivo di ogni comportamento che, pur non integrando gli estremi del reato, sia comunque funzionale agli interessi dei poteri criminali e costituisca una sorta di terreno favorevole permeato di cultura mafiosa. Pertanto, la sopravvenienza di una sentenza di assoluzione dall'accusa di partecipazione o concorso esterno in associazione mafiosa non comporta automaticamente l'esclusione della pericolosità sociale del soggetto e la conseguente revoca della misura di prevenzione, qualora permangano elementi fattuali idonei a dimostrare la sua contiguità funzionale agli interessi dell'associazione, anche in assenza di una condotta partecipativa rilevante ai fini penali. In particolare, la disponibilità a fornire informazioni indebite ad esponenti dell'associazione mafiosa o a persone vicine all'associazione, nonché lo svolgimento di attività d'ufficio con modalità "compiacenti" agli interessi della consorteria, integrano gli estremi della contiguità funzionale agli interessi della stessa, ancorché concretamente inidonei a realizzare un contributo positivo alla vita del sodalizio criminoso.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CONTI Giovanni - Presidente

Dott. CARCANO Domenico - Consigliere

Dott. COSTANZO Angelo - Consigliere

Dott. CRISCUOLO Anna - Consigliere

Dott. CORBO Antonio - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 30/10/2015 della Corte di appello di Palermo;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. ((omissis));
lette le conclusioni del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dr. ((omissis)), che ha concluso chiedendo dichiararsi l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con decreto emesso il 30 ottobre 2015, la Corte di appello di Palermo,…

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