Il dolo omicidiario può essere desunto dalla condotta complessiva dell'imputato, anche in assenza di esplicite ammissioni, qualora gli elementi della sua azione, per la loro non equivoca potenzialità semantica, siano idonei a esprimere il fine perseguito. In particolare, l'introduzione notturna e travisata dell'imputato nell'abitazione della vittima, il suo appostamento in attesa di essa, l'utilizzo di un coltello di notevoli dimensioni e acuminato, nonché il tentativo di colpirla al volto, costituiscono indici univoci della sussistenza del dolo omicidiario, il cui accertamento non è condizionato dagli effetti realmente raggiunti, ma dalla prognosi formulata ex post sulla base delle condizioni umanamente prevedibili del caso concreto. Il giudizio di idoneità dell'azione, ai fini della configurabilità del tentativo di omicidio, deve pertanto fondarsi su una valutazione complessiva della condotta dell'imputato, senza essere limitato ai soli risultati effettivamente conseguiti.