Il giudice di legittimità, nel valutare la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e delle esigenze cautelari ai fini dell'applicazione di una misura cautelare personale, deve verificare la congruenza e la logicità della motivazione del provvedimento impugnato, senza poter procedere ad una diversa valutazione degli elementi di fatto. In particolare, dopo le modifiche introdotte dalla legge n. 47 del 2015, il giudice è tenuto a motivare in modo rigoroso circa l'attualità e la concretezza del pericolo di reiterazione del reato, avendo riguardo non solo alla gravità del titolo di reato contestato, ma anche alle modalità della condotta, al tempo trascorso dal fatto e alle caratteristiche della personalità dell'indagato, desumibili da comportamenti o atti concreti o dai suoi precedenti penali. Inoltre, ai fini dell'applicazione dell'aggravante della transnazionalità prevista dalla legge n. 146 del 2006, è necessario che emerga un contributo causale di un gruppo criminale organizzato, distinto dall'associazione per delinquere contestata, nella commissione dei reati-fine, non essendo sufficiente la mera immedesimazione tra l'associazione e il gruppo criminale organizzato.