Il Tribunale Amministrativo Regionale, nell'esercizio del proprio sindacato giurisdizionale, afferma che l'area oggetto di controversia, originariamente destinata a standard urbanistici, appartiene al patrimonio indisponibile del Comune ai sensi dell'art. 826 c.c. Tale destinazione, di natura conformativa, non è soggetta a decadenza e non può essere modificata in assenza di diversa disciplina urbanistica giustificata da sopravvenuti interessi pubblici. Pertanto, il Comune è legittimato ad esercitare i poteri di autotutela esecutiva previsti dall'art. 823 c.c. per porre fine all'occupazione abusiva e ripristinare la disponibilità pubblica del bene, anche a distanza di tempo, senza che ciò possa ingenerare alcun legittimo affidamento del privato sulla conservazione dello status quo. L'adozione del provvedimento di rilascio rientra nella competenza del dirigente comunale, in applicazione dell'art. 107 TUEL, non trattandosi di atto di indirizzo politico-amministrativo riservato al Sindaco. In tali ipotesi, l'Amministrazione non è tenuta a comunicare l'avvio del procedimento, essendo sufficiente la motivazione incentrata sull'occupazione abusiva di un bene pubblico e sulla necessità di ripristinare la legalità violata.