Il reimpiego di denaro di provenienza illecita, anche se effettuato da soggetti incensurati, integra il reato di cui all'art. 648-ter c.p. qualora risulti provato il rapporto di conoscenza e fiducia tra il riciclatore e il finanziatore di origine mafiosa, nonché l'entità della somma reinvestita, in quanto tali elementi concorrono a configurare l'allarme sociale del reato commesso, giustificando il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche. Il giudice di merito, nel valutare la sussistenza degli elementi costitutivi del reato e nell'esercitare il proprio potere discrezionale in ordine all'applicazione delle circostanze, è tenuto a fornire una motivazione logica e completa, superando eventuali aporie logiche tra le diverse pronunce rese nei confronti dei concorrenti, attraverso un'attenta disamina degli atti e delle prove acquisite, senza che possano essere accolte mere ipotesi alternative prive di riscontri probatori.