Il giudice di appello, nel dichiarare estinto per prescrizione il reato per il quale è intervenuta condanna, deve decidere sull'impugnazione agli effetti delle disposizioni dei capi della sentenza che concernono gli interessi civili, non essendo sufficiente, ai fini della conferma della condanna al risarcimento del danno, dare atto della mera insussistenza dei presupposti per l'applicazione dell'articolo 129 c.p.p., comma 2. L'eventuale decisione di conferma delle statuizioni civili effettuata dal giudice a causa della sola assenza dei presupposti per la pronuncia della sentenza ex articolo 129 c.p.p., comma 2, costituisce motivo di ricorso in cassazione per vizio di motivazione. Inoltre, nel caso in cui il giudice di appello dichiari non doversi procedere per intervenuta prescrizione del reato (o per intervenuta amnistia) senza motivare in ordine alla responsabilità dell'imputato ai fini delle statuizioni civili, l'eventuale accoglimento del ricorso per cassazione proposto dall'imputato impone l'annullamento della sentenza con rinvio al giudice civile competente per valore in grado di appello, a norma dell'articolo 622 c.p.p. Inoltre, il giudice di appello ha l'obbligo di motivare specificamente in relazione alle doglianze mosse in sede di impugnazione sulla prova dei fatti di cui al D.Lgs. n. 165/2001, art. 55-quinquies (false attestazioni sul registro informatico delle presenze), pena la nullità della sentenza ai sensi dell'art. 125 c.p.p., comma 3, e in violazione dell'art. 111 Cost., comma 6.