Cassazione penale Sez. II sentenza n. 53627 del 16 dicembre 2016

ECLI:IT:CASS:2016:53627PEN

Massima

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Il reato di estorsione si configura quando l'agente, mediante minaccia di un male ingiusto, costringe la vittima a consegnare una somma di denaro o altra utilità, anche di modico valore, al fine di conseguire un ingiusto profitto. La condotta estorsiva è integrata anche quando la minaccia sia rivolta all'incolumità personale della vittima, anche attraverso l'uso di armi, e la consegna del denaro avvenga per timore di subire un danno. Il giudice di merito, nel valutare la sussistenza degli elementi costitutivi del reato, può fare riferimento alle dichiarazioni e alle ricognizioni delle parti offese, senza che ciò integri una modifica del fatto contestato, purché le stesse siano coerenti con l'imputazione elevata a carico dell'imputato. La mancata deduzione, in sede di appello, della richiesta di concessione delle circostanze attenuanti nella loro massima estensione rende inammissibile la relativa doglianza proposta per la prima volta in sede di ricorso per cassazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PRESTIPINO Antonio - Presidente

Dott. RAGO Geppino - Consigliere

Dott. PARDO Ignazio - rel. Consigliere

Dott. TUTINELLI Vincenzo - Consigliere

Dott. PAZZI Alberto - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 05/02/2015 della CORTE APPELLO di L'AQUILA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita in PUBBLICA UDIENZA del 17/11/2016, la relazione svolta dal Consigliere Dott. PARDO IGNAZIO;
Udito il Procuratore Generale in persona della Dott.ssa CASELLA GIUSEPPINA, che ha concluso per INAMMISSIBILITA' TOTALE.
RITENUTO IN FATTO E IN DIRITTO
La CORTE APPELLO di L'AQUILA, con sentenza in data 05/02/2015, confermava …

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