La massima giuridica che può essere estratta dalla sentenza è la seguente: Il principio di diritto affermato dalla sentenza è che, ai fini della legittimità di opere edilizie realizzate in assenza di titolo autorizzativo, incombe sull'interessato l'onere di provare la loro preesistenza alla data del 1° settembre 1967, in applicazione dell'art. 31, ultimo comma, della legge n. 47 del 1985. In mancanza di tale prova, le opere devono essere considerate abusive e soggette all'ordine di demolizione, anche qualora il proprietario ne abbia acquistato la titolarità in epoca antecedente. Pertanto, il giudice non può accogliere le deduzioni del proprietario volte a dimostrare la preesistenza delle opere in base a elementi probatori diversi dalla prova documentale richiesta dalla legge, come la mera allegazione della loro esistenza nell'atto di acquisto dell'immobile. La sentenza afferma inoltre che l'omessa indicazione di opere preesistenti nell'istanza di condono edilizio non comporta la loro legittimazione, in quanto il condono presuppone comunque il previo accertamento della preesistenza delle opere alla data stabilita dalla legge.