Il potere espropriativo dell'amministrazione è sottoposto a termini di decadenza, la cui inosservanza determina l'inefficacia sopravvenuta della dichiarazione di pubblica utilità e la conseguente liberazione dei suoli dai vincoli urbanistici. Infatti, in assenza dell'adozione del decreto di esproprio entro il termine quinquennale previsto dalla legge, il proprietario riacquista la piena disponibilità del bene, non essendo più efficace la dichiarazione di pubblica utilità. Tale principio trova applicazione anche nel caso in cui il termine per l'attuazione del piano urbanistico esecutivo sia stato fissato in un periodo inferiore ai cinque anni, come nell'ipotesi dell'accordo di programma che preveda un termine quadriennale, decorso il quale la dichiarazione di pubblica utilità perde efficacia. La mancata adozione del decreto di esproprio entro il termine stabilito dalla legge o dall'atto che ha disposto la dichiarazione di pubblica utilità determina, pertanto, la sopravvenuta carenza di interesse del proprietario espropriando, non essendo più attuale il potere ablatorio dell'amministrazione. In tal caso, il giudice è tenuto a dichiarare l'improcedibilità del ricorso per sopravvenuto difetto di interesse, a prescindere dalla legittimità o meno degli atti impugnati.