Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La formulazione dei motivi di ricorso per cassazione, sia per vizio di motivazione che per violazione di norme di diritto, deve rispettare i requisiti stabiliti dall'art. 366-bis c.p.c. (introdotto dal D.Lgs. n. 40/2006), in particolare prevedendo la chiara indicazione del fatto controverso in relazione al quale la motivazione si assume omessa, contraddittoria o insufficiente, ovvero le ragioni per le quali la dedotta insufficienza della motivazione la rende inidonea a giustificare la decisione. Il quesito di diritto, inoltre, deve essere formulato in modo tale da collegare il vizio denunciato alla fattispecie concreta. Tali requisiti, introdotti per garantire la chiarezza e la sinteticità dei motivi di ricorso, sono richiesti a pena di inammissibilità del ricorso stesso. L'abrogazione dell'art. 366-bis c.p.c. ad opera della L. n. 69/2009 trova applicazione soltanto per i provvedimenti impugnati con ricorso per cassazione pubblicati o depositati successivamente all'entrata in vigore di tale legge, mentre per i provvedimenti pubblicati o depositati anteriormente continuano ad applicarsi le disposizioni previgenti. Pertanto, il mancato rispetto dei requisiti di cui all'art. 366-bis c.p.c. determina l'inammissibilità del ricorso, non superabile dalle precisazioni contenute nella memoria illustrativa, il cui ruolo è soltanto chiarificatore e non integrativo dei motivi.