Il decreto di archiviazione emesso de plano dal giudice per le indagini preliminari è ricorribile per cassazione qualora sia carente di motivazione in ordine all'inammissibilità dell'opposizione proposta dalla persona offesa dal reato ai sensi dell'art. 410 c.p.p. Ciò in quanto l'arbitraria o illegittima declaratoria di inammissibilità dell'opposizione sacrifica il diritto al contraddittorio della parte offesa in termini equivalenti o maggiormente lesivi rispetto all'ipotesi di mancato avviso per l'udienza camerale, sicché il predetto vizio del provvedimento è riconducibile ai casi di impugnabilità contemplati dall'art. 409, comma 6, c.p.p. Il giudice per le indagini preliminari può provvedere de plano all'archiviazione esclusivamente se ricorrono le condizioni, da un lato, dell'inammissibilità dell'opposizione della persona offesa, nei termini di carenza di specificità e pertinenza della richiesta investigativa, e, dall'altro lato, dell'infondatezza della notizia di reato, condizioni che devono essere entrambe esternate nella motivazione del provvedimento. L'opposizione alla richiesta di archiviazione è inammissibile non solo quando non contiene l'indicazione degli ulteriori mezzi di prova ritenuti necessari, ma anche quando tale indicazione, pur formalmente presente, si risolva nella proposizione di temi d'indagine e di mezzi di prova chiaramente superflui, non pertinenti o irrilevanti. Tuttavia, il giudice, nel valutare l'ammissibilità dell'opposizione, deve limitarsi a verificare la sussistenza dei requisiti di specificità e pertinenza della richiesta investigativa, senza poter anticipare valutazioni di merito in ordine alla fondatezza o all'esito delle indagini suppletive indicate, dal momento che l'opposizione è rivolta esclusivamente a sostituire il procedimento de plano con il rito camerale.