Il divieto di prevalenza della circostanza attenuante di cui all'art. 609-bis, comma 3, c.p. (fatto di minore gravità) sulla recidiva di cui all'art. 99, comma 4, c.p. viola i principi di uguaglianza, ragionevolezza e proporzionalità della pena sanciti dagli artt. 3 e 27, comma 3, Cost. Tale divieto, infatti, impedisce al giudice di comminare una sanzione adeguata e proporzionata all'effettiva entità dell'aggressione alla sfera sessuale della vittima, ponendo l'accento esclusivamente sulle condizioni soggettive del reo. Ciò determina una irragionevole disparità di trattamento tra autori di condotte di minore gravità, ma recidivi, e autori di condotte più gravi, essendo puniti allo stesso modo, in palese violazione del principio di offensività e proporzionalità della pena. La finalità rieducativa della sanzione penale, inoltre, implica un costante principio di proporzione tra qualità e quantità della pena e offesa, che risulta compromesso dalla rigida preclusione al bilanciamento tra la circostanza attenuante e la recidiva. Pertanto, il divieto di prevalenza della circostanza attenuante sulla recidiva, anche quando non si tratti di recidiva specifica, deve essere ritenuto costituzionalmente illegittimo.