La condanna per il reato di bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale, ai sensi dell'art. 216 della legge fallimentare, comporta l'applicazione di pene accessorie, quali l'inabilitazione all'esercizio di un'impresa commerciale e l'incapacità di ricoprire uffici direttivi presso qualsiasi impresa. Tuttavia, la durata di tali pene accessorie non può essere fissa e predeterminata per legge, ma deve essere determinata dal giudice in concreto, sulla base dei criteri di cui all'art. 133 c.p., tenendo conto della gravità del fatto e della personalità del condannato. Ciò in quanto la previsione di una durata fissa di dieci anni per le pene accessorie è stata dichiarata costituzionalmente illegittima dalla Corte Costituzionale, essendo in contrasto con il principio di proporzionalità tra reato e sanzione. Pertanto, il giudice di merito, in sede di rinvio, dovrà rideterminare la durata delle pene accessorie applicabili al caso di specie, nel rispetto dei suddetti principi.