Cassazione penale Sez. V sentenza n. 41503 del 24 ottobre 2012

ECLI:IT:CASS:2012:41503PEN

Massima

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La cartella clinica redatta da un pubblico ufficiale (ostetrica-ginecologa) nell'esercizio delle sue funzioni presso una struttura sanitaria pubblica costituisce atto pubblico fidefacente, la cui falsificazione mediante sostituzione di nominativi integra il reato di falso in atto pubblico fidefacente di cui agli artt. 476 e 479 c.p. Tale reato, punito con la reclusione da uno a sei anni, si prescrive in dodici anni e sei mesi, non essendo sufficiente la mera contestazione di un reato meno grave (falso materiale) per far decorrere il termine prescrizionale più breve. La variazione del nominativo dell'operatore chirurgico nella cartella clinica, pur non corrispondendo letteralmente all'imputazione, non determina una violazione del principio di correlazione tra accusa e sentenza, in quanto il fatto contestato (falsificazione della cartella clinica) rimane immutato e l'imputato ha avuto modo di esercitare pienamente il suo diritto di difesa. Il giudice può infatti qualificare diversamente il fatto, anche in senso più grave, purché siano rispettati i limiti di cui all'art. 521 c.p.p. La mancata disposta perizia grafica sulla cartella clinica non integra un vizio di nullità della sentenza, in quanto la perizia non costituisce prova decisiva ai sensi dell'art. 606 c.p.p., comma 1, lett. d), essendo rimessa alla discrezionalità del giudice. Inoltre, l'imputato non ha richiesto l'espletamento di tale accertamento nel giudizio di appello. Le censure di merito volte a prospettare una ricostruzione alternativa della vicenda, diversa da quella accolta dal giudice di merito, sono inammissibili in sede di legittimità, essendo compito della Corte di Cassazione solo verificare la congruità e logicità della motivazione, senza poter procedere a una nuova valutazione del compendio probatorio. La pena irrogata nel minimo edittale, con concessione delle attenuanti generiche nella massima estensione, non presenta profili di illegittimità, in assenza di specifiche doglianze circa l'applicazione dei criteri di cui agli artt. 133, 163, 164 e 175 c.p. Infine, l'appello del Pubblico Ministero, pur contenente argomentazioni eccedenti il thema decidendum, è comunque ammissibile in quanto indica specificamente i motivi per cui, secondo l'accusa, doveva ritenersi la responsabilità penale dell'imputato. Analogamente, l'appello della parte civile, pur parzialmente inconferente nelle argomentazioni, contiene la richiesta di risarcimento dei danni, unico requisito essenziale per la sua ammissibilità.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FERRUA Giuliana - Presidente

Dott. OLDI Paolo - Consigliere

Dott. FUMO Maurizio - Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - rel. Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) (OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 3560/2008 CORTE APPELLO di ROMA, del 01/03/2011;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 20/06/2012 la relazione fatta dal Consigliere Dott. ANTONIO SETTEMBRE;

Il Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte di Cassazione, Dr. Salzano Francesco, ha chiesto il rigetto del ricorso.

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