Il giudice di legittimità, nel valutare i motivi di ricorso avverso la sentenza di condanna, è tenuto a verificare la logicità e la coerenza della motivazione adottata dai giudici di merito, senza poter procedere a una nuova valutazione del compendio probatorio, salvo i casi di manifesta illogicità o contraddittorietà della motivazione stessa. Pertanto, il sindacato di legittimità sulla motivazione è limitato al controllo della sua sufficienza e plausibilità, senza poter sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito. Tuttavia, qualora gli elementi di prova relativi a un capo di imputazione siano carenti o contraddittori, il giudice di legittimità è tenuto ad annullare la sentenza senza rinvio per tale specifico capo, applicando il principio secondo cui il fatto non sussiste. Tale annullamento senza rinvio, pur essendo pronunciato su un motivo di impugnazione non fondato su ragioni esclusivamente personali, giova anche al coimputato, in applicazione del principio di cui all'art. 587 c.p.p.