Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 7373 del 14 febbraio 2013

ECLI:IT:CASS:2013:7373PEN

Massima

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La minaccia rivolta da un detenuto ricoverato in ospedale nei confronti di un agente di polizia penitenziaria, pur essendo stata proferita durante l'esercizio delle funzioni di quest'ultimo, non integra il reato di resistenza a pubblico ufficiale di cui all'art. 337 c.p. in quanto la frase utilizzata, per la sua genericità e irrazionalità, non risulta idonea a turbare in modo univoco e concreto la libertà di azione del pubblico ufficiale, ostacolandone anche solo parzialmente l'esercizio delle proprie funzioni. Pertanto, in assenza del requisito oggettivo dell'idoneità della minaccia a coartare l'azione del pubblico ufficiale, il fatto non può ritenersi sussistente, a prescindere dall'intervenuta prescrizione del reato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AGRO' Antonio - Presidente

Dott. IPPOLITO Frances - Consigliere

Dott. PAOLONI Giacomo - Consigliere

Dott. PETRUZZELLIS Anna - Consigliere

Dott. PATERNO' RADDUSA B. - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 112/2011 CORTE APPELLO SEZ. DIST. di SASSARI, del 22/11/2011;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 29/01/2013 la relazione fatta dal Consigliere Dott. BENEDETTO PATERNO' RADDUSA;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. ((omissis)) che ha concluso per l'annullamento senza rinvio per prescrizione.

RITENUTO IN FATTO E DIRITTO

1. (OMISSI…

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