Il parere negativo della Soprintendenza, reso oltre il termine di 45 giorni previsto dall'art. 146, comma 8, del D.Lgs. n. 42/2004, perde la sua normale vincolatività e degrada a mero parere obbligatorio, per cui l'amministrazione procedente deve valutarlo criticamente e motivatamente, esprimendo una propria autonoma decisione sulla compatibilità paesaggistica dell'intervento. Tuttavia, tale parere tardivo non può essere considerato tamquam non esset, in quanto rimane comunque uno strumento istruttorio da valutare adeguatamente dall'amministrazione comunale nel provvedimento conclusivo. Pertanto, il Comune, nel provvedimento finale, deve dare conto di tutte le circostanze rilevanti del caso concreto, motivando in modo congruo e autonomo la decisione di diniego dell'autorizzazione paesaggistica, anche discostandosi dal parere della Soprintendenza, ove ritenga che l'intervento proposto non comporti un aumento volumetrico in contrasto con le previsioni del Piano Territoriale Paesistico. L'amministrazione comunale, nel riesercitare il potere, dovrà valutare attentamente le caratteristiche dell'intervento, la sua incidenza sul paesaggio e la conformità alle norme del Piano Territoriale Paesistico, motivando adeguatamente la propria decisione finale.