Il diritto di critica giudiziaria, quale espressione della libertà di manifestazione del pensiero, va riconosciuto nel modo più ampio possibile, costituendo l'unico reale ed efficace strumento di controllo democratico sull'esercizio dell'attività giurisdizionale, svolta da soggetti che godono di autonomia e indipendenza. Tale diritto trova il suo limite nel rispetto della veritá dei fatti narrati, intesa non come rigida corrispondenza a dati oggettivi, ma come riferimento ad un nucleo centrale e essenziale di circostanze, senza strumentali travisamenti o manipolazioni, e nella continenza delle espressioni utilizzate, che non devono tradursi in gratuiti attacchi personali lesivi della dignità morale. Pertanto, la critica aspra e pungente, ma non diretta ad un'aggressione gratuita della sfera personale del magistrato, bensì a censurare l'attività istituzionale svolta, rientra nell'esercizio legittimo del diritto di critica giudiziaria, prevalente sul rispetto dell'altrui reputazione, quando sussistano profili di interesse pubblico all'informazione, in relazione alla qualità dei soggetti coinvolti e alla materia in discussione.