Il giudice di legittimità, nell'esercizio della funzione nomofilattica, è tenuto a verificare l'ammissibilità del ricorso per cassazione, il quale deve contenere, a pena di inammissibilità, non solo l'illustrazione dei motivi di impugnazione ai sensi dell'art. 360 c.p.c., ma anche la formulazione di specifici quesiti di diritto e di sintesi, volti a enucleare il principio di diritto applicabile alla fattispecie concreta. Tale onere, introdotto dal d.lgs. n. 40/2006 e ancora vigente per i ricorsi proposti avverso provvedimenti pubblicati prima dell'entrata in vigore della l. n. 69/2009, risponde all'esigenza di collaborare alla funzione di nomofilachia della Corte di cassazione, consentendo l'individuazione del principio giuridico generale sotteso alla risoluzione del caso specifico. L'omissione di tali quesiti, richiesti a pena di inammissibilità, determina l'impossibilità per il giudice di legittimità di valutare l'ammissibilità del ricorso e di adempiere al proprio ruolo di garante dell'esatta osservanza e dell'uniforme interpretazione della legge.