Cassazione penale Sez. V sentenza n. 25494 del 3 luglio 2002

ECLI:IT:CASS:2002:25494PEN

Massima

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Il divieto di colloquio tra l'imputato e il suo difensore, disposto nell'ambito di un provvedimento cautelare, deve essere adeguatamente motivato con riferimento alle specifiche e straordinarie esigenze di cautela che lo giustificano, ai sensi dell'art. 104, comma 3, c.p.p. La mancanza di tale motivazione specifica determina la nullità dell'interrogatorio, che può essere eccepita immediatamente prima o dopo il suo compimento, ove non sia stato possibile sollevarla prima. Tuttavia, per stabilire se l'eccezione di nullità sia fondata, è comunque necessario verificare la motivazione complessiva del provvedimento cautelare, senza poter colmare i vuoti di motivazione relativi al divieto di colloquio con il difensore. Il giudice di merito, nel valutare la legittimità del divieto di colloquio, non può limitarsi a un mero rilievo astratto della nullità, ma deve esaminare la motivazione complessiva del provvedimento cautelare.

Sentenza completa

RITENUTO
che con l'ordinanza impugnata si annulla la misura di custodia in carcere, disposta dal GIP di Camerino il 13.2.02, a carico del ricorrente, per ricettazione, per rilievo preliminare di nullità dell'interrogatorio, per violazione dell'art. 104/3 c.p.p., essendo stato inibito dal GIP nell'ordinanza il colloquio tra imputato e difensore, senza motivazione delle eccezionali ragioni di cautela poste a base del divieto;
che con il ricorso si denuncia: 1° - violazione artt. 104/3 - 309 c.p.p.;
che il ricorso è fondato, perché è legittimo l'inserimento del decreto di differimento dei colloqui con il difensore nell'ordinanza di custodia, e la motivazione specifica può trarsi dal contesto della stessa ordinanza (cfr. Cass., Sez. I, n. 1809/92, Mistretta, CED rv. 190380); ne segue che se è vero che la mancanza di motivazione ex art. 104/3 c.p.p. può cagionare una nullità di ordine generale a regime intermedio dell'interrogatorio (Cass., Se…

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