Il pubblico ufficiale che, nell'esercizio delle proprie funzioni, subisce offese all'onore e al prestigio nonché lesioni personali da parte di un soggetto, ha diritto alla tutela penale, essendo il suo operato corretto e legittimo. La condotta violenta e ingiuriosa dell'imputato, accertata sulla base delle dichiarazioni della persona offesa, di un suo collega e dei risultati della consulenza tecnica medica, non può essere giustificata né dalla pretesa provocazione né dallo stato d'ira, in quanto il pubblico ufficiale ha agito legittimamente e doverosamente nel richiedere le generalità e la patente all'autore dell'oltraggio. La sentenza di condanna, adeguatamente motivata, non presenta vizi di illogicità o travisamento delle prove, essendo la ricostruzione dei fatti ancorata alle emergenze processuali. L'inammissibilità del ricorso per cassazione impedisce la declaratoria di estinzione del reato per prescrizione maturata in epoca successiva alla pronuncia della sentenza di appello.