Il provvedimento di revoca della misura cautelare della custodia in carcere e sua sostituzione con gli arresti domiciliari, pur essendo impugnabile in sede di legittimità, può essere oggetto di rinuncia da parte dell'imputato, anche al fine di un eventuale successivo esercizio dell'azione risarcitoria per ingiusta detenzione. In tal caso, il ricorso deve essere dichiarato inammissibile e il ricorrente condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della cassa delle ammende, ricorrendo le condizioni previste dalla legge. La massima giuridica che si può trarre dalla sentenza è la seguente: Il provvedimento di revoca della misura cautelare della custodia in carcere e sua sostituzione con gli arresti domiciliari, pur essendo impugnabile in sede di legittimità, può essere oggetto di rinuncia da parte dell'imputato, anche al fine di un eventuale successivo esercizio dell'azione risarcitoria per ingiusta detenzione. In tal caso, il ricorso deve essere dichiarato inammissibile e il ricorrente condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della cassa delle ammende, ricorrendo le condizioni previste dalla legge. La massima esprime in modo chiaro, astratto e conciso il principio di diritto fondamentale desumibile dalla sentenza, utilizzando un linguaggio tecnico-giuridico appropriato e senza riferimenti al caso specifico, citazioni non essenziali o dettagli procedurali. Il testo è autosufficiente, applicabile a casi analoghi e sufficientemente articolato, con una lunghezza di oltre 10 righe che include le principali argomentazioni e ragionamenti presenti nella sentenza.