Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Il partecipante ad una violenta rivolta contro pubblici ufficiali che procedono a un legittimo sequestro di merce, il quale abbia concretamente contribuito alla condotta delittuosa mediante azioni di circondamento e tentativo di asportazione del veicolo di servizio, risponde a titolo di concorso nel reato di resistenza a pubblico ufficiale, anche qualora non abbia materialmente posto in essere atti di violenza fisica, in quanto il suo comportamento ha agevolato e rafforzato l'azione delittuosa dei correi. La mera dichiarazione dell'imputato e di un suo familiare circa la propria estraneità ai fatti non è sufficiente a superare le univoche risultanze probatorie a carico, in assenza di una adeguata motivazione che dia conto delle ragioni per cui tali dichiarazioni sarebbero più attendibili rispetto a quelle dei pubblici ufficiali intervenuti. Inoltre, il fatto che l'attività di polizia giudiziaria fosse rivolta a un esercizio commerciale attiguo a quello dell'imputato non esclude il suo interesse a opporsi al sequestro, trattandosi di un'operazione destinata a tutte le pescherie della zona.