Cassazione penale Sez. V sentenza n. 23593 del 5 giugno 2014

ECLI:IT:CASS:2014:23593PEN

Massima

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Il diritto di critica e di polemica sindacale, anche con l'utilizzo di espressioni aspre e incisive, è ampiamente riconosciuto e tutelato, purché non si ecceda nell'offesa della reputazione altrui. Pertanto, le dichiarazioni di un rappresentante sindacale che censurano le scelte organizzative del datore di lavoro, anche con toni duri, non integrano il reato di diffamazione, in quanto rientrano nell'esercizio legittimo del diritto di critica nell'ambito del confronto sindacale. L'ordinamento giuridico garantisce un ampio margine di libertà di espressione ai soggetti che partecipano al dibattito pubblico su questioni di interesse collettivo, come le relazioni industriali, purché non si travalichi il limite della continenza formale e della verità sostanziale dei fatti esposti. Il giudice, nel valutare la legittimità di tali condotte, deve operare un bilanciamento tra il diritto di critica e il diritto alla reputazione, tenendo conto del contesto in cui le dichiarazioni sono state rese e dello scopo perseguito dal soggetto agente.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MARASCA Gennaro - Presidente

Dott. OLDI Paolo - Consigliere

Dott. FUMO Maurizio - rel. Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - Consigliere

Dott. PISTORELLI Luca - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

parte offesa nel procedimento:

contro

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS), (E ALTRI OMISSIS)

inoltre:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso l'ordinanza n. 12594/2012 GIP TRIBUNALE di FIRENZE, del 04/02/2013;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. MAURIZIO FUMO;

Letta la requisitoria del procuratore generale che ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. Con il provvediment…

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