Cassazione penale Sez. IV sentenza n. 21555 del 30 maggio 2024

ECLI:IT:CASS:2024:21555PEN

Massima

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Il comportamento gravemente colposo del richiedente l'equa riparazione per ingiusta detenzione, idoneo a escludere il diritto all'indennizzo ai sensi dell'art. 314 c.p.p., sussiste quando emergano condotte che, pur non integrando il reato, abbiano creato una situazione tale da costituire una non voluta, ma prevedibile, ragione di intervento dell'autorità giudiziaria, concretizzatasi nell'adozione di un provvedimento restrittivo della libertà personale. Rientrano in tale categoria le frequentazioni ambigue con soggetti condannati nel medesimo o in diverso procedimento, nonché l'utilizzo di un linguaggio criptico nelle conversazioni telefoniche, effettivamente destinato a occultare un'attività illecita, anche se diversa da quella oggetto dell'accusa e per la quale fu disposta la custodia cautelare. Tali condotte, in quanto macroscopicamente imprudenti e causalmente connesse con la decisione adottata nei confronti dell'interessato, possono essere inquadrate nella colpa grave, in quanto idonee a indurre in errore l'autorità giudiziaria circa il coinvolgimento dell'indagato nei reati contestati. Il giudice della riparazione deve effettuare una valutazione autonoma e completa di tali elementi probatori, secondo un iter logico motivazionale del tutto indipendente rispetto a quello seguito nel processo di merito, al fine di stabilire se la condotta del richiedente sia stata il presupposto che abbia ingenerato, ancorché in presenza di errore dell'autorità procedente, la falsa apparenza della sua configurabilità come illecito penale, dando luogo alla detenzione con rapporto di "causa ad effetto". Tale valutazione non contrasta con l'art. 5 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, in quanto la previsione dell'art. 314 c.p.p. esclude dall'equa riparazione colui che abbia dato causa, per colpa grave, alla custodia cautelare subita, in caso di detenzione preventiva formalmente legittima ma sostanzialmente ingiusta.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUARTA PENALE

Composta da:

Dott. DI SALVO Emanuele - Presidente

Dott. CALAFIORE Daniela - Relatore

Dott. PEZZELLA Vincenzo - Consigliere

Dott. CENCI Daniele - Consigliere

Dott. RICCI ((omissis)) - Consigliere

ha pronunciato la seguente

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
Ca.St. nato a R il (Omissis)
avverso l'ordinanza del 09/06/2023 della CORTE APPELLO di ROMA
udita la relazione svolta dal Consigliere DANIELA CALAFIORE;
lette le conclusioni del PG, con le quali è stato chiesto il rigetto del ricorso;
letta la memoria depositata dal Ministero dell'Economia e delle Finanze.
RITENUTO IN FATTO
1. Con l'ordinanza indicata in epigrafe, la Corte di appello di Roma ha rigettato la domanda di riparazione per ingiusta detenzione avanzata da Ca.St., relativa all'applicazione della custodia cautelare in carcere dal…

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