Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 12522 del 20 marzo 2019

ECLI:IT:CASS:2019:12522PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che subisce minacce da parte di un soggetto, anche se queste vengono proferite dopo il compimento dell'atto d'ufficio, integra comunque il reato di resistenza a pubblico ufficiale, in quanto le espressioni minacciose, anche se pronunciate successivamente all'arresto, sono idonee a costringere il pubblico ufficiale a compiere un atto contrario ai suoi doveri d'ufficio, come la liberazione dell'arrestato. Pertanto, la condotta dell'imputato, consistita nell'aver inveito contro i militari subito dopo la contestazione delle violazioni e l'annunciata intenzione di arrestarlo, ma prima che i pubblici ufficiali si accingessero a compiere gli atti d'ufficio procedendo al suo arresto, integra il reato di resistenza a pubblico ufficiale, non essendo rilevante il fatto che l'imputato si trovasse all'interno della caserma e fosse quindi impedito dal porre in essere atti inconsulti, in quanto il gesto comunque avrebbe potuto essere tentato, anche se egli aveva poi desistito dal realizzare i suoi propositi. Inoltre, la scriminante di cui all'art. 393-bis c.p. non può trovare applicazione nel caso in cui l'atto del pubblico ufficiale, pur essendo ritenuto arbitrario dall'agente, non lo sia oggettivamente, come nel caso di specie. Infine, la Corte di Cassazione non può sindacare le valutazioni di merito compiute dai giudici di merito in ordine alla sussistenza degli elementi costitutivi del reato, in assenza di vizi logici ictu oculi percepibili nella motivazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PAOLONI Giacomo - Presidente

Dott. DE AMICIS Gaetano - rel. Consigliere

Dott. COSTANTINI Antonio - Consigliere

Dott. ROSATI Martino - Consigliere

Dott. SILVESTRI Pietro - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 10/11/2017 della CORTE APPELLO di MESSINA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. DE AMICIS GAETANO;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dott. ANGELILLIS CIRO che ha concluso chiedendo l'inammissibilita'.
RITENUTO IN FATTO
1. Con sentenza del 10 novembre 2017 la Corte d'appello di Messina ha confermato la sentenza di primo gr…

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