La clausola statutaria che prevede l'obbligo per i soci di minoranza di offrire in acquisto agli altri soci le proprie quote di partecipazione al valore del patrimonio netto al momento della cessazione, per qualsiasi motivo, del rapporto di lavoro con le società controllate o collegate, è da ritenersi valida e meritevole di tutela. Tale clausola non integra gli estremi dell'esclusione del socio, che richiederebbe una delibera assembleare, ma configura una fattispecie di recesso obbligatorio, giustificata dall'interesse della società a mantenere una compagine sociale omogenea e coesa, funzionale all'efficienza organizzativa. Il criterio di liquidazione della quota al valore del patrimonio netto, in deroga al valore di mercato, rappresenta una equa valorizzazione della partecipazione sociale, in linea con la finalità di fidelizzazione e incentivazione del personale dirigenziale perseguita dalla società attraverso il piano di incentivazione. La cessazione del rapporto di lavoro, quale evento oggettivo e accertabile senza margini di discrezionalità, costituisce una giusta causa di recesso, non configurando un'ipotesi di esclusione discriminatoria o contraria all'ordine pubblico. Pertanto, la clausola statutaria in esame, nel suo complesso, risulta pienamente valida ed efficace.