Il procedimento disciplinare interno di un'associazione privata deve rispettare le garanzie procedimentali previste dallo statuto e dal regolamento associativo, tra cui l'obbligo di preventiva contestazione dell'addebito all'associato e il rispetto dei quorum costitutivi e deliberativi richiesti per l'adozione delle relative delibere. L'omessa o irregolare contestazione dell'addebito disciplinare, così come l'adozione della delibera sanzionatoria in violazione delle prescrizioni statutarie e regolamentari, determinano l'invalidità del provvedimento disciplinare, a tutela del diritto di difesa dell'associato. Inoltre, la motivazione del provvedimento disciplinare, pur non essendo richiesta a pena di nullità dallo statuto, deve comunque essere adeguata e congrua rispetto alla gravità della condotta contestata e alla sanzione irrogata, al fine di consentire all'associato di comprendere le ragioni della decisione e di poter esercitare il proprio diritto di impugnazione. Il giudice, nel valutare la legittimità del procedimento disciplinare, deve pertanto verificare il rispetto di tali garanzie procedimentali, nonché l'adeguatezza e la proporzionalità della motivazione rispetto alla sanzione comminata, al fine di tutelare il diritto di difesa dell'associato e il principio di correttezza e buona fede nell'esercizio del potere disciplinare da parte dell'associazione.