Il rinnovo dell'autorizzazione all'esercizio e dell'accreditamento istituzionale di una struttura sanitaria privata, a seguito di istanza presentata nei termini previsti dalla legge, non costituisce un nuovo accreditamento, ma la prosecuzione del precedente rapporto giuridico, in virtù del principio di continuità dell'attività amministrativa. Pertanto, il provvedimento di rinnovo dell'accreditamento non può essere impugnato come atto di nuovo accreditamento, in assenza di una specifica motivazione che giustifichi tale qualificazione, essendo necessario valutare la complessiva vicenda amministrativa e il pregresso rapporto tra l'amministrazione e la struttura sanitaria. Il rinnovo dell'accreditamento, infatti, rappresenta il naturale sviluppo di un procedimento amministrativo già avviato e concluso in precedenza, senza soluzione di continuità, salvo il caso in cui emergano nuovi e diversi presupposti di fatto o di diritto che giustifichino una diversa qualificazione dell'atto. In assenza di tali elementi, il provvedimento di rinnovo deve essere considerato come la prosecuzione di un rapporto giuridico preesistente, non suscettibile di autonoma impugnazione se non per vizi propri.