Cassazione penale Sez. V sentenza n. 15180 del 23 aprile 2002

ECLI:IT:CASS:2002:15180PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che attesta falsamente l'avvenuta affissione di un atto pubblico commette il reato di falso ideologico, a prescindere dal fatto che la materiale attività di affissione sia stata da lui eseguita o meno, in quanto l'attestazione è relativa a un fatto da lui compiuto. Tuttavia, la valutazione della sussistenza dell'elemento psicologico del reato, ossia del dolo generico, non può prescindere dall'esame delle concrete modalità della condotta dell'agente, le quali, se appaiono inspiegabili o maldestre, possono rendere credibile l'ipotesi di un errore da parte del pubblico ufficiale, in contrasto con la presunzione di intenzionalità della condotta. In tali casi, il giudice di merito è tenuto a una motivazione approfondita e coerente nel rigettare l'ipotesi dell'errore, senza poter ricorrere a "facili scappatoie", in ossequio al principio costituzionale della presunzione di innocenza.

Sentenza completa

FATTO E RICORSO
Da S. G. è stato condannato dal Tribunale di Belluno per il delitto di cui all'art. 479 c.p. per avere, quale segretario comunale "a scavalco" nel comune di S. Pietro di Cadore, falsamente attestato, in calce alla deliberazione consiliare n. 88 del 26.6.87 che copia della medesima era stata affissa all'albo pretorio per giorni 15.
La Corte di appello di Venezia ha confermato la sentenza di primo grado.
Ricorre per cassazione il difensore dell'imputato e deduce violazione di legge, carenza, insufficienza e comunque illogicità di motivazione. Argomenta:
a) I'atto cui si riferisce l'attestazione del Da S. reca la data del 3.7.87. La medesima data reca la attestazione. E' dunque evidente la incongruenza della stessa, in quanto in data 3 luglio l'imputato ha attestato che un atto, recante la stessa data, sarebbe stato (già) affisso da 15 giorni. Ci si trova, dunque, ad evidenza, di fronte ad una condotta che integr…

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