Cassazione penale Sez. V sentenza n. 31009 del 17 settembre 2002

ECLI:IT:CASS:2002:31009PEN

Massima

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Il diritto alla reputazione e all'onore, tutelato dall'art. 595 c.p., si riferisce all'opinione e alla stima di cui gode una persona in un determinato ambiente, con riguardo alle sue qualità personali, fisiche, intellettive o professionali, e non alla considerazione che ciascuno ha di sé e del proprio valore. Pertanto, affinché sussista il reato di diffamazione, è necessario che le dichiarazioni offensive siano state effettivamente comunicate a più persone, al di fuori dell'ambito in cui erano destinate a rimanere riservate, come nel caso di dichiarazioni rese in sede di audizione presso una Commissione parlamentare di inchiesta. Inoltre, il giudice deve accertare con precisione il contenuto delle dichiarazioni attribuite all'imputato, al fine di valutarne l'obiettiva offensività e l'eventuale intento diffamatorio, non potendo basarsi su ricostruzioni sommarie o su mere sensazioni di offesa provate dalle persone coinvolte. Infine, la diversità tra il fatto contestato e quello ritenuto in sentenza, con conseguente pregiudizio per il diritto di difesa dell'imputato, comporta l'annullamento della condanna.

Sentenza completa

Il tribunale di Palermo, con sentenza in data 10.5.2001, dichiarava C. A., colpevole del reato di cui agli artt. 81.1 e 595 c.p., per avere offeso l'onore e la reputazione di C. A. e M. F., dinanzi alla Commissione Parlamentare dell'Assemblea Regionale Siciliana di inchiesta e vigilanza sul fenomeno della mafia, affermando che gli stessi avevano fatto parte di un comitato di affari che aveva dominato nella provincia di Messina e gestito un enorme afflusso di finanziamenti pubblici; riferendo, poi, di una vicenda di sospetti acquisti di terreni, da parte di una società della quale aveva motivo di ritenere che vi facesse parte anche il M.; rendendo, più in generale, dichiarazioni dalle quali si ricavava il coinvolgimento del C. e del M., nel circuito della illecita gestione degli appalti.
L'imputato, previa concessione delle attenuanti generiche, ritenute equivalenti alla contestata aggravante, veniva condannato alla pena di lire 2.000.000 di multa. Risarcimento dei…

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