Cassazione penale Sez. I sentenza n. 685 del 26 gennaio 1993

ECLI:IT:CASS:1993:685PEN

Massima

Massima ufficiale
Ai sensi del combinato disposto degli artt. 4 bis dell'ordinamento penitenziario, 2 del D.L. n. 152/91 (conv. con modif. in legge n. 203/91) e 15 del D.L. n. 306/92 (conv. con modif. in legge n. 356/92), il beneficio della liberazione condizionale, al pari dei benefici penitenziari indicati nel citato art. 4 bis dell'ordinamento penitenziario, puo` essere concesso a chi sia stato condannato per taluno dei delitti indicati in detto ultimo articolo (nella specie trattavasi di sequestro di persona a scopo di estorsione), solo a condizione che risulti prestata attivita` di collaborazione ai sensi dell'art. 58 "ter" del medesimo ordinamento. Cio` vale anche nel caso di condanna intervenuta prima dell'entrata in vigore della suddetta normativa, non operando, in materia, il principio di irretroattivita` della legge penale piu` sfavorevole, giacche` tale principio riguarda solo le leggi penali sostanziali, tra le quali non possono farsi rientrare le norme che disciplinano l'esecuzione della pena e le misure a questa alternative, ivi comprese le condizioni per la loro applicazione. Detta disciplina manifestamente non si pone in contrasto con gli artt. 3 e 27 della Costituzione, dato che il trattamento piu` favorevole assicurato al collaboratore di giustizia trova giustificazione nel fatto obiettivo della collaborazione, che il legislatore ha inteso incentivare; e per tale motivo lo stesso trattamento di favore non avrebbe potuto essere assicurato a chi non avesse comunque collaborato, indipendentemente dal fatto che tale mancata collaborazione dipendesse da scelta volontaria o da impossibilita` oggettiva.

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