Il divieto di transito o sosta in prossimità di aree naturali protette, adottato dall'autorità competente nell'esercizio dei propri poteri di tutela ambientale, è legittimo e conforme ai principi di bilanciamento degli interessi pubblici e privati, qualora risulti proporzionato e necessario a garantire la conservazione e la protezione dell'ecosistema, senza imporre un sacrificio eccessivo e sproporzionato ai diritti e alle libertà dei cittadini. L'amministrazione, nel disporre tali limitazioni, deve tuttavia motivare adeguatamente la propria decisione, illustrando le ragioni di fatto e di diritto che la giustificano, al fine di consentire un effettivo sindacato giurisdizionale sulla legittimità del provvedimento. Ove l'amministrazione non sia in grado di dimostrare la sussistenza dei presupposti di fatto e di diritto che legittimano l'adozione del divieto, il giudice amministrativo è tenuto a dichiarare l'illegittimità dell'atto impugnato, ripristinando la libertà di circolazione e di accesso alle aree naturali protette, salvo che non ricorrano eccezionali e comprovate esigenze di tutela ambientale che giustifichino il sacrificio temporaneo di tali diritti. Il bilanciamento tra l'interesse pubblico alla conservazione dell'ambiente e gli interessi privati dei cittadini deve essere effettuato dall'amministrazione in modo ragionevole e proporzionato, tenendo conto di tutti gli interessi in gioco e senza comprimere in modo eccessivo e irragionevole le libertà fondamentali riconosciute dall'ordinamento.