Cassazione penale Sez. V sentenza n. 4731 del 4 febbraio 2020

ECLI:IT:CASS:2020:4731PEN

Massima

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Il giudice di legittimità, in tema di reato di falso in atto pubblico, afferma che la fattispecie aggravata di cui all'art. 476 c.p., comma 2, non può essere ritenuta in sentenza dal giudice qualora nel capo d'imputazione non sia esposta la natura fidefacente dell'atto, o direttamente, o mediante l'impiego di formule equivalenti, ovvero attraverso l'indicazione della relativa norma. Tuttavia, in caso di dichiarazione di estinzione del reato per prescrizione, è comunque necessario procedere all'accertamento della eventuale falsità del documento, sia al fine di applicare la misura di sicurezza patrimoniale prevista dall'art. 240 c.p., comma 2, n. 2), che al fine di pronunciare la dichiarazione prevista dall'art. 537 c.p.p., comma 4. Tali statuizioni, se omesse nella sentenza impugnata, comportano l'annullamento con rinvio alla corte di appello competente per il relativo accertamento.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SABEONE Gerardo - Presidente

Dott. MAZZITELLI Caterina - Consigliere

Dott. MICCOLI Grazia - Consigliere

Dott. SCARLINI Enrico V - rel. Consigliere

Dott. CALASELICE Barbara - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
PROCURATORE GENERALE PRESSO CORTE D'APPELLO DI L'AQUILA;
nel procedimento a carico di:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
inoltre:
(OMISSIS), (OMISSIS);
avverso la sentenza del 28/03/2018 del TRIBUNALE di L'AQUILA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. SCARLINI ENRICO VITTORIO STANISLAO;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dott.ssa PICARDI A…

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