La massima giuridica che può essere estratta dalla sentenza è la seguente: L'autorizzazione integrata ambientale (AIA) per l'esercizio di un impianto industriale esistente non è soggetta alla procedura di valutazione di impatto ambientale (VIA), in quanto non comporta la realizzazione di una nuova opera o intervento, ma solo l'adeguamento del funzionamento dell'impianto alle disposizioni normative sulla prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento. L'amministrazione competente, nel rilasciare l'AIA, gode di un ampio margine di discrezionalità tecnica nell'individuare le migliori tecniche disponibili (BAT) per il contenimento delle emissioni e l'utilizzo delle risorse, purché tali soluzioni siano adeguatamente motivate e sorrette da idonea attività istruttoria, tenendo conto anche di considerazioni di carattere economico e tecnico-organizzativo. Il mancato ricorso al monitoraggio in continuo delle emissioni non costituisce di per sé un vizio dell'AIA, ove risulti che tale sistema non sia particolarmente indicativo e risulti economicamente e tecnicamente gravoso per il gestore dell'impianto. Infine, il riutilizzo di sottoprodotti o residui di lavorazione, come le melme, non è vietato, in quanto conforme al principio generale di prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento.