Cassazione penale Sez. V sentenza n. 19518 del 11 maggio 2016

ECLI:IT:CASS:2016:19518PEN

Massima

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Il pronunciamento di una minaccia idonea a costringere la persona offesa a compiere un atto contro la propria volontà, anche se non seguita dall'effettivo compimento dell'atto minacciato, integra il reato di tentata violenza privata. La valutazione della capacità coartativa della minaccia deve essere effettuata in concreto, tenendo conto del contesto in cui essa è stata pronunciata e dell'effettivo stato di costrizione psicologica della persona offesa, a prescindere dalle condizioni soggettive dell'agente, come il suo stato di agitazione o le sue scarse risorse culturali. L'applicazione della causa di non punibilità di cui all'art. 131-bis c.p. è esclusa quando la condotta, per le sue modalità e la pena irrogata, non può essere considerata di particolare tenuità.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PALLA Stefano - Presidente

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

Dott. GORJAN Sergio - Consigliere

Dott. MICCOLI Grazia - Consigliere

Dott. CAPUTO Angelo - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), N. IL (OMISSIS);
avverso la sentenza n. 6551/2014 CORTE APPELLO di MILANO, del 15/09/2015;
visti gli atti, la sentenza e il ricorso;
udita in PUBBLICA UDIENZA del 15/04/2016 la relazione fatta dal Consigliere Dott. ANGELO CAPUTO;
Udito il Sostituto Procuratore generale della Repubblica presso questa Corte di cassazione Dott. G. Corasaniti, che ha concluso per il rigetto del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
Con sentenza deliberata il 15/09/2015, la Corte di appello di Milano ha confermato la…

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