Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 18520 del 15 maggio 2012

ECLI:IT:CASS:2012:18520PEN

Massima

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Il ricorso avverso l'ordinanza di custodia cautelare in carcere è dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza dei motivi addotti, in quanto l'ampio spettro accusatorio a carico dell'indagato trova riscontro non solo nelle puntuali accuse della persona offesa, ma in una convergente serie di elementi probatori, tra cui le dichiarazioni di testimoni informati sui fatti e le risultanze delle intercettazioni telefoniche, che supportano la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza per il reato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. La gravità indiziaria è desumibile dal contesto oggettivo, caratterizzato dal coinvolgimento di soggetti notoriamente inseriti in un'associazione di tipo mafioso, nonché dal richiamo alla forza di intimidazione tipica del metodo mafioso, legittimando l'applicazione dell'aggravante di cui all'art. 7 della Legge n. 203 del 1991. Le controdeduzioni difensive circa una diversa chiave di lettura dei fatti risultano pertanto manifestamente inconsistenti.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI VIRGINIO Adolfo - Presidente

Dott. SERPICO Frances - rel. Consigliere

Dott. IPPOLITO Francesco - Consigliere

Dott. ROTUNDO Vincenzo - Consigliere

Dott. PAOLONI Giacomo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) (OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso l'ordinanza n. 12/2012 TRIB. LIBERTA' di LECCE, del 17/01/2012;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. FRANCESCO SERPICO;

lette/sentite le conclusioni del PG Dott. A. MONTAGNA intese al rigetto del ricorso;

Udito il difensore Avv. (OMISSIS) che insiste.

RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO

Sulla richiesta di riesame proposta …

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