Cassazione penale Sez. I sentenza n. 25260 del 23 giugno 2011

ECLI:IT:CASS:2011:25260PEN

Massima

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La partecipazione all'associazione criminosa di stampo mafioso e al concorso nell'omicidio aggravato, anche se risalenti nel tempo, integrano gravi indizi di colpevolezza e giustificano l'applicazione della misura cautelare della custodia in carcere, in presenza di un concreto e attuale pericolo di reiterazione dei reati, tenuto conto della gravità degli stessi e del loro elevato allarme sociale. Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, se intrinsecamente attendibili per il loro ruolo di rilievo all'interno del sodalizio criminoso e per i riscontri estrinseci, costituiscono validi elementi indizianti, anche in assenza di ulteriori fonti di prova dirette, purché non vi siano elementi che ne inficino l'attendibilità. La presunzione di adeguatezza della custodia cautelare in carcere per i reati di associazione mafiosa e reati aggravati ai sensi della legge n. 203 del 1991, art. 7, non può essere superata dalla mera distanza temporale tra la commissione del fatto e l'adozione della misura, in assenza di prova della completa insussistenza di esigenze cautelari.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BARDOVAGNI Paolo - Presidente

Dott. DI TOMASSI Mariastefania - Consigliere

Dott. CAPOZZI Raffaele - rel. Consigliere

Dott. CASSANO Margherita - Consigliere

Dott. LA POSTA Lucia - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) DI. DI. MA. RO. N. IL (OMESSO);

avverso l'ordinanza n. 302/2010 TRIB. LIBERTA' di CALTANISSETTA, del 29/07/2010;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. RAFFAELE CAPOZZI;

sentite le conclusioni del P.G. Dott. GALASSO Aurelio che ha chiesto il rigetto del ricorso;

udito il difensore avv. SINATRA Flavio che ha chiesto l'accoglimento del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. Con ordinanza …

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