Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: L'accettazione dell'opera da parte del committente in un contratto di appalto, ai sensi dell'art. 1665 c.c., comma 3, non può ritenersi integrata per il solo fatto che il committente abbia proceduto alla verifica dell'opera senza comunicarne tempestivamente l'esito all'appaltatore. Spetta infatti al committente, che ha la disponibilità fisica e giuridica dell'opera, dimostrare l'esistenza di vizi e difformità lamentati, non essendo sufficiente il mero silenzio o la mancata comunicazione all'appaltatore. L'accettazione tacita dell'opera da parte del committente non può quindi desumersi dalla sola condotta omissiva di quest'ultimo, ma richiede una manifestazione di volontà espressa o comunque inequivocabile. Inoltre, il giudice di merito gode di ampia discrezionalità nella valutazione delle prove e nell'interpretazione della domanda giudiziale, sindacabile in sede di legittimità solo in caso di omessa indagine interpretativa o di vizi logici della motivazione, non già per una diversa valutazione delle risultanze probatorie o per una differente ricostruzione della volontà delle parti.