Il falso in dichiarazione sostitutiva di atto notorio, con cui si attesta falsamente di non aver riportato condanne penali, integra il delitto di falso ideologico in atto pubblico ex art. 483 c.p., in quanto la dichiarazione del privato è equiparata a un atto pubblico destinato a provare la verità del suo contenuto, ivi compresa l'inesistenza di precedenti penali. La falsa attestazione ha un decisivo rilievo, mettendo in pericolo il valore probatorio dell'atto. Il giudice, nel valutare la richiesta di sostituzione della pena detentiva con quella pecuniaria ai sensi dell'art. 59 della L. n. 689/1981, deve fornire adeguata motivazione circa la ritenuta inidoneità della sostituzione al fine di reinserimento sociale, tenendo conto della natura, tempistica e causali delle pregresse condanne, senza limitarsi a un generico richiamo ai "plurimi precedenti". Tuttavia, l'inammissibilità del ricorso per manifesta infondatezza dei motivi non consente di rilevare e dichiarare le cause di non punibilità, ivi compreso l'eventuale decorso del termine di prescrizione.