Cassazione penale Sez. I sentenza n. 4189 del 24 novembre 1993

ECLI:IT:CASS:1993:4189PEN

Massima

Massima ufficiale
Non è manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale del comma secondo dell'art. 12 "quinquies" della legge 7 agosto 1992 n. 356 come modificato dall'art. 5 D.L. 21 gennaio 1993 n. 14 in relazione agli artt. 3, 24 secondo comma, 25 e 27, secondo comma, COST.. Invero l'art. 12 "quinquies" secondo comma citato delinea una figura di reato "proprio" del quale soggetto attivo può essere colui nei cui confronti sia pendente procedimento per l'applicazione di una misura di prevenzione personale ovvero procedimento penale per determinati reati. Trattasi di disciplina in evidente contrasto con il principio di "non presunzione di colpevolezza" dettato dall'art. 27 secondo comma della Costituzione, atteso che la pendenza di un procedimento di misura preventiva o di un procedimento penale è un dato di fatto provvisorio e procedurale che non implica un accertamento definitivo di responsabilità a carico del soggetto. Sussiste anche contrasto col principio di ragionevolezza stabilito dall'art. 3 della Costituzione in quanto la precisione incriminatrice in questione si rivolge indiscriminatamente a tutti coloro che verranno a trovarsi nelle condizioni indicate ed è quindi collegata al verificarsi di una condizione futura ed incerta o addirittura imprevedibile, derivandone che il soggetto non è posto nella possibilità di evitare il realizzarsi della situazione oggettiva che verrà ad integrare la condotta illecita ossia l'elemento oggettivo del delitto (il possesso dei beni). Inoltre, coincidendo il momento iniziale della condotta (il possesso dei beni) con quello del presupposto del reato (la pendenza del procedimento), con la citata disposizione si viene a criminalizzare un fatto (acquisizione della disponibilità dei beni) antecedentemente commesso, ed in quel momento non costituente reato almeno in via di presunzione, ponendosi così, inammissibilmente a carico del soggetto stesso l'onere di una prova che deve invece incombere sull'accusa di violazione quindi del divieto di difesa costituzionalmente garantito.

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