Il vincolo paesaggistico imposto su un'area prima della realizzazione di opere edilizie abusive esclude la possibilità di ottenere il condono edilizio ai sensi dell'art. 32, commi 26 e 27, del decreto-legge n. 269/2003, convertito in legge n. 326/2003, anche qualora le opere siano conformi alle prescrizioni urbanistiche vigenti, in quanto tale norma prevede espressamente l'inammissibilità della sanatoria per le opere realizzate in assenza o in difformità del titolo abilitativo su immobili soggetti a vincoli di tutela ambientale e paesaggistica imposti prima della loro esecuzione. Pertanto, il Comune è legittimato a rigettare le istanze di condono edilizio relative a tali opere, senza necessità di acquisire ulteriori pareri o svolgere attività istruttorie, essendo la preclusione fondata direttamente sulla legge. La mancata comunicazione del preavviso di rigetto ai sensi dell'art. 10-bis della legge n. 241/1990 non determina l'illegittimità del provvedimento finale, qualora il contenuto dispositivo dello stesso non avrebbe potuto essere diverso da quello adottato. Analogamente, l'omessa acquisizione del parere della Commissione per il paesaggio e della Soprintendenza non inficia la legittimità del diniego, in quanto tali pareri sarebbero stati superflui, non potendo l'Amministrazione adottare una decisione diversa da quella imposta dalla legge.