Cassazione penale Sez. V sentenza n. 30803 del 11 luglio 2014

ECLI:IT:CASS:2014:30803PEN

Massima

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Il reato di false dichiarazioni sulla propria identità personale, di cui all'art. 495 c.p., sussiste quando l'agente rende consapevolmente e volontariamente dichiarazioni difformi dal vero su qualità personali giuridicamente rilevanti, anche se non destinate ad essere riprodotte in un atto pubblico, essendo sufficiente il dolo generico e non occorrendo il dolo specifico di trarre in inganno il destinatario della dichiarazione o altri soggetti. Ai fini della configurabilità del reato, è inoltre necessario che le false generalità siano state fornite in un atto pubblico, come il verbale di identificazione e di dichiarazione/elezione di domicilio, indipendentemente dalla circostanza che il fatto sia stato commesso prima o dopo la modifica legislativa di cui alla Legge n. 125/2008.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FERRUA Giuliana - Presidente

Dott. SAVANI Piero - Consigliere

Dott. FUMO Maurizio - Consigliere

Dott. SABEONE Gerardo - rel. Consigliere

Dott. LIGNOLA Ferdinando - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 366/2013 CORTE APPELLO di GENOVA, del 26/09/2013;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 03/06/2014 la relazione fatta dal Consigliere Dott. GERARDO SABEONE;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. Selvaggi Eugenio, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. La Corte di Appello di Genova, con la sentenza del 26 settembre …

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