Cassazione penale Sez. V sentenza n. 33135 del 17 luglio 2018

ECLI:IT:CASS:2018:33135PEN

Massima

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Il comportamento persecutorio, caratterizzato da reiterate condotte di molestia e minaccia, che cagionano nella vittima un perdurante stato di ansia e il fondato timore per la propria incolumità, integra il reato di atti persecutori, anche quando realizzato mediante l'invio di numerosi messaggi ingiuriosi e intimidatori, il pedinamento, l'appostamento sotto l'abitazione della persona offesa e il coinvolgimento di terze persone per contattarla telefonicamente in modo offensivo. Il giudice di merito, nel valutare il compendio probatorio, può ritenere attendibile la deposizione della persona offesa quando trova adeguato riscontro nelle dichiarazioni di altri testimoni e negli elementi documentali, come i messaggi inviati dall'imputato. Il diniego delle circostanze attenuanti generiche può fondarsi sulla sussistenza di precedenti penali a carico dell'imputato, nonché sull'inadempimento di obblighi imposti in altri procedimenti, in quanto espressione di un comportamento valutabile ai fini dell'applicazione degli articoli 132 e 133 del codice penale. La determinazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito, che la esercita in aderenza ai principi enunciati negli articoli 132 e 133 del codice penale, e la sua liquidazione in via equitativa del danno è giustificata dalla gravità delle condotte consumate e dal lungo periodo di tempo in cui le stesse si sono protratte.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FUMO Maurizio - Presidente

Dott. MICCOLI Grazia - Consigliere

Dott. SCARLINI Enri - Rel. Consigliere

Dott. MICHELI Paolo - Consigliere

Dott. MOROSINI Elisabett - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 01/03/2017 della CORTE APPELLO di MILANO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. ((omissis));
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dott. ((omissis)) che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1 - Con sentenza del 1 marzo 2017, la Corte di appello di Milano confermava la sentenza del locale Tribunale che aveva ri…

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