Cassazione penale Sez. V sentenza n. 12609 del 25 marzo 2016

ECLI:IT:CASS:2016:12609PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza può essere così formulato: Le espressioni proferite da un soggetto in posizione di autorità, anche se caratterizzate da una certa inurbanità e in un contesto conflittuale con il destinatario, non integrano il reato di minaccia qualora il male prospettato risulti privo del connotato di ingiustizia e non sia idoneo a destare un timore ulteriore rispetto a quello legittimamente suscitato dalla posizione di supremazia del soggetto agente. Ciò in quanto il contesto relazionale e la personalità dei soggetti coinvolti possono escludere la valenza intimidatoria delle espressioni utilizzate, le quali possono essere ricondotte a uno sfogo dovuto alla tensione esistente tra le parti, piuttosto che a una vera e propria minaccia.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FUMO Maurizio - Presidente

Dott. GORJAN Sergio - Consigliere

Dott. SETTEMBRE Anton - rel. Consigliere

Dott. DEMARCHI ALBENGO P. G. - Consigliere

Dott. AMATORE Roberto - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);
nei confronti di:
(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);
avverso la sentenza n. 3/2013 TRIBUNALE di TORINO, del 30/01/2014;
visti gli atti, la sentenza e il ricorso;
udita in PUBBLICA UDIENZA del 09/12/2015 la relazione fatta dal Consigliere Dott. ANTONIO SETTEMBRE;
Udito il Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte di Cassazione, Dr. ORSI Luigi, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Il Tribunale di Torino ha, …

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