Il giudice per le indagini preliminari, nell'archiviare "de plano" il procedimento nonostante l'opposizione della persona offesa ai sensi dell'art. 410 c.p.p., comma 2, è tenuto a motivare specificamente sia in ordine all'infondatezza della notizia di reato, sia in ordine all'inammissibilità dell'opposizione, che può essere dichiarata per omessa indicazione dell'oggetto delle investigazioni suppletive o dei relativi elementi di prova, ovvero per difetto di pertinenza o di rilevanza degli elementi indicati, in quanto inidonei ad incidere sulle risultanze delle indagini preliminari. L'archiviazione "de plano" senza tale specifica motivazione determina una violazione del contraddittorio. Le modifiche introdotte dalla L. 23 giugno 2017, n. 103, in tema di archiviazione, pur incentrate sull'esigenza di garantire il principio del contraddittorio, non hanno inciso sulla facoltà del giudice di provvedere "de plano" sulla richiesta del pubblico ministero nonostante l'opposizione proposta dalla persona offesa, condizionandola ad un onere di motivazione specifica in ordine all'inammissibilità della stessa. Pertanto, il giudice correttamente dichiara inammissibile l'opposizione della persona offesa che non contenga la specifica indicazione di indagini suppletive da espletare, in applicazione dei principi enunciati dalla giurisprudenza. Inoltre, il giudice ha ampiamente motivato in ordine all'infondatezza della notizia di reato, assolvendo al proprio onere. La declaratoria di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende.