Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza può essere così sintetizzato: La condotta dell'imputato, consistente in minacce e lesioni personali aggravate nei confronti di un agente di polizia locale, integra il reato di lesioni personali aggravate, in quanto la certificazione medica ha accertato una lesione fisica compatibile con il racconto della vittima, nonostante l'imputato abbia sostenuto che si trattasse di una mera reazione a un'aggressione subita. La corte di appello, confermando la sentenza di primo grado, ha ritenuto che la condotta dell'imputato fosse espressione della sua incapacità di rispettare le regole del vivere civile, escludendo pertanto l'applicabilità dell'istituto della particolare tenuità del fatto di cui all'art. 131-bis c.p. Inoltre, la costituzione di parte civile del Comune di residenza della vittima è stata ritenuta legittima, in quanto l'ente territoriale può far valere un danno all'immagine derivante da reati commessi da privati in danno di privati, purché tale tipologia di danno sia in concreto configurabile. Infine, la pena inflitta all'imputato è stata ritenuta congrua, nonostante un errore meramente formale nella motivazione relativo al minimo edittale, in quanto la quantificazione della pena è stata correttamente effettuata dal giudice di primo grado.