Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 28232 del 27 giugno 2019

ECLI:IT:CASS:2019:28232PEN

Massima

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Il reato di induzione indebita a dare o promettere utilità di cui all'art. 319-quater c.p. si configura quando il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio, abusando della sua qualità e dei suoi poteri, esercita una pressione indebita su un soggetto privato, approfittando del suo stato di soggezione, inducendolo a dare o promettere denaro o altra utilità. La condotta abusiva del pubblico ufficiale, espressione di prevaricazione, si proietta verso il risultato perseguito, che è costituito dalla manifestata accondiscendenza del privato, a prescindere dalla sua riserva mentale di non adempiere. Ai fini della consumazione del reato, è sufficiente la promessa di denaro o altra utilità fatta dall'indotto al pubblico ufficiale, senza che abbia rilevanza né la riserva mentale di non adempiere né l'intendimento di sollecitare l'intervento della polizia giudiziaria affinché la dazione avvenga sotto il suo controllo. Ciò in quanto l'evento consumativo assume rilievo sul piano oggettivo, mentre una diversa valutazione deve formularsi con riguardo alla volontà consapevole di chi eroga o promette il denaro o l'utilità. Pertanto, anche qualora il privato abbia inizialmente manifestato l'intendimento di accogliere la richiesta del pubblico ufficiale, per poi denunciare i fatti e consentire l'intervento della polizia, il reato si considera comunque consumato, non rilevando la riserva mentale del privato né l'eventuale controllo della polizia sull'ultima fase della vicenda.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI STEFANO Pierluigi - Presidente

Dott. RICCIARELLI Massimo - rel. Consigliere

Dott. CAPOZZI Angelo - Consigliere

Dott. VIGNA Maria Sabina - Consigliere

Dott. SILVESTRI Pietro - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 24/04/2018 della Corte di appello di Palermo;
visti gli atti, la sentenza impugnata e il ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere Massimo Ricciarelli;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Aniello Roberto, che ha concluso per la qualificazione del fatto ai sensi dell'articolo 317 c.p. e per l'annullamento con rinvio in ordine all'ipotesi del tentativo;
udito il difenso…

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