Cassazione penale Sez. V sentenza n. 25901 del 5 luglio 2002

ECLI:IT:CASS:2002:25901PEN

Massima

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Il falso materiale commesso mediante sottoscrizione di atto inesistente o assolutamente invalido, che non lede in modo intrinseco ed assoluto la pubblica fede, non integra il reato di cui all'art. 485 c.p. quando l'atto è inidoneo a produrre effetti giuridici, salva l'eventuale rilevanza di tale condotta sotto il profilo della responsabilità contrattuale. Inoltre, la spontanea dichiarazione di riconoscimento da parte dell'imputato circa la stesura della falsa sottoscrizione costituisce una questione di fatto, la cui valutazione è rimessa al giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità, ove sia sorretta da congrua e logica motivazione.

Sentenza completa

La accusa muove dalla sottoscrizione di disdetta di una polizza di assicurazione, con falsa firma di B. P., diretta alla s.p.a. Mediolanum, ricompresa nella fattispecie penale di cui all'articolo citato.
Il ricorrente deduce una duplice censura: 1) violazione art. 606 lett. b), erronea applicazione della legge penale, quanto al contestato reato di cui all'art. 485 c.p., in relazione all'art. 49 comma 2 c.p., per essere stata la disdetta licenziata allorché il termine per proporla era scaduto; 2) medesima violazione per avere ritenuto confessorie dichiarazioni spontanee dell'imputato, in prime cure, che tali non sono.
La prima doglianza non ha pregio, non ricorrendo l'ipotesi invocata del falso innocuo, in conformità dell'esatta e logica pronuncia resa dai giudici di merito. Benvero, in conformità della giurisprudenza di questa Suprema Corte, un'azione può essere inidonea a concretare il falso, quando è incapace a ledere la pubblica fede in m…

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