Cassazione penale Sez. I sentenza n. 11003 del 16 marzo 2011

ECLI:IT:CASS:2011:11003PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza può essere così sintetizzato: La continuità criminosa tra reati commessi in tempi diversi non può essere riconosciuta quando emerge una netta cesura temporale tra la commissione dei primi reati e l'inizio dell'attività criminosa organizzata in forma associativa, anche qualora vi siano analogie nelle modalità esecutive e nella tipologia dei reati commessi. Ai fini dell'applicazione dell'istituto della continuazione, è necessario che il disegno criminoso unitario sia già presente sin dalla commissione dei primi reati, non essendo sufficiente la mera prevedibilità di un successivo sviluppo dell'attività delittuosa in forma associativa. Il giudice deve pertanto valutare con rigore gli indici rivelatori della continuità, senza poter presumere l'esistenza di un programma criminoso unitario sulla base di semplici ipotesi o congetture, dovendo invece fondare il proprio accertamento su elementi probatori certi e univoci.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CHIEFFI Severo - Presidente

Dott. VECCHIO Massimo - rel. Consigliere

Dott. CAVALLO Aldo - Consigliere

Dott. BONITO Francesco M.S - Consigliere

Dott. CAPRIOGLIO ((omissis)) S - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) SA. LE. N. IL (OMESSO);

avverso l'ordinanza n. 7/2010 CORTE APPELLO di BARI, del 08/03/2010;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. VECCHIO Massimo;

Letta la requisitoria del Pubblico Ministero, Dott. SPINACI Sante, sostituto procuratore generale della Repubblica presso questa Corte suprema, il quale ha concluso per la inammissibilita' del ricorso e la condanna del ricorrente al pagamento …

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